Alla fine del secolo XIX in Riacho Grande c'erano tre grandi centri abitati: Rio Grande, attuale Riacho Grande, stendendosi fino al luogo oggi conosciuto come bairro dos Fincos; il Curucutu (nome del fiume che passa nel luogo), vicino all'attuale Nucleo Santa Cruz, dopo il traghetto João Basso; Zanzala (non è conosciuto l'origine del nome), sito nella Estrada Velha do Mar (Caminho do Mar). 

In quell'epoca vennerò dalla regione italiana del Veneto le famiglie Bernadelli, Bisognini, Finco, Gianotto, Lentini, Lotto, Marion, Zaia e Zampieri; dalla Calabria la famiglia Scarano; più le famiglie Caputo, Gaiarin, Gambarotta e Quaglia; che si stabilirono nei nuclei, tornando le sue attenzioni all'agricoltura, nella coltivazione dela patata, cipolla, uva e fagiolo. 

Tra la prima e la seconda decade del secolo XX, arrivarono nel Rio Grande le familgie Becchelli (Marino e Giuseppe), Pieroni (Americo) e Guazzelii, naturali di Chiozza; Rosa (Raphaelo) naturale del Castiglione di Garfagnana; Cassettari (Silverio) e Morganti, naturali di San Pellegrino in Alpe; Becchelli (Berto), naturale di Capraia; Lunardi; Martinelli; Lazzuri; Rossi (Felice e Martine); Rossi (Natale). Cosi comincò la colonizzazione delle personi venute dalla regione della Toscana, che passarono a esplorare il legno ed il carbone, bene come il suo trasporto, attività che facevano nella loro terra natale. 

Insieme con i toscani, arrivarono anche le famiglie venete Zacarias e Marson, bene come i Grescini (Gustavo Grescini, ferraio, che abitò nel Riacho verso il 1920 e 1945), Linguanotto e Vicentin (Pietro). 

Oltre dell'agricoltura e le attività involgendo il legname e il legno, alcune famiglie aprirono empori alimentari come i Gaiarin e Guazzelli (Setimo) nel luogo dove oggi è conosciuto come Barragem; Pieroni (Americo) e Martinelli nel Curucutu; Linguanoto (Dino), Lentini (Domingos) e Becchelli (Marino e Giuseppe) nel Rio Acima. Altre famiglie aprirono bar e ristoranti, come i Gambarotta e Quaglia (che formò anche uno albergo), nel km 32 della Estrada Velha de Santos; Sexto Guazzelli ed Olobarde aprirono dei bar nella via Rio Acima. 

Con il legno e carbone lavorarono le famiglie Martinelli, Linguanotto, Cassettari, Lunardi, Becchelli, Rossi, Zacaria e Rosa, tutti nella regione del Curucutu. 

Le famiglie Becchelli (Berto), Rosa , Cassettari, Martinelli, Zacaria, insime con Marson e Lazzuri, lavorarono anche nel Zanzala, facendo il carbone che era imbarcato in vagoncini che seguivano verso Rio Grande da Serra (nell'epoca conosciuta come Stazione), per servire di combustibile per i treni. 

Il legno, quando di buona qualità, era inviato per la segheria dei Caputo, nel centro del Rio Grande. 

Per il trasporto del carbone e del legno, erono utilizzate gioghi di buoi o muli che erano di proprietà di Henrique Rosa, dove lavorarono Ricieri e Orlando Zacaria. 

Con la formazione dello lago Billings, si cominciò a utilizzare lance e batteloni per il trasporto, lavoro fatto da Henrique Rosa, Quirino Vicentin (Leli) e Felice Rossi. Il carbone e il legno erano portati dalla macchia della regione del Curucutu fino a Riacho Grande, dove dopo erano distribuito in autocarri. 

Oggi in Riacho Grande, bene come a São Bernardo, ancora esistono molti discendenti delle famiglie qui riportate. Purtroppo, il progresso e lo sviluppo della regione portarono con se la separazione dei figli, nipoti ed anche bisnipoti della storia dei colonizzatori, mettendo in rischio la memoria di questo periodo cosi importante della nostra città. 

Una dei forme create per tentare ricordare quei tempi dell'inizio dalle quei immigrazione fu la creazione della festa di San Bartolomeo, un'idea del sacerdote Don Fiorente Elena, che era naturale di Brescia, ma allevato in San Pellegrino in Alpe. L'intento della festa era di riunire le famiglie degli immigranti italiani per una volta all'anno al meno, che tutti potessero parlare, raccontare sui matrimoni, nascite e morti che erano successe, provare il vino fatto nell'anno e, sopratutto, rinforzare l'unione dell'amicizia. Con questo spirito di fraternità, fu costruita la cappella di San Bartolomeo nel Estoril, in Riacho Grande, dove dal 1958, nell'ultima domenica di agosto, si realizza la festa di San Bartolomeo. La scelta di San Bartolomeo si è dovuta al fatto di essere questo il santo della città toscana di Chiozza, di dove partirono diverse famiglie che vennero ad abitare in Riacho Grande. 

La festa di San Barolomeo comincia sempre con una messa pregata e cantata in italiano e dopo vi si comincia un gran pranzo, nel quale ogni famiglia porta cibo e bevanda per dividire con gli altri e tutti approfittano per chiacchierare e cantare le tradizionali canzioni italiane. 

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Questo è un piccolo storico della colonizzazione italiana, fatti ricordati da Aldo Rosa. Caso lei abbia alcuné ricordi per contribuire con noi, faccia un contatto cliccando nel nostro simbolo qui sotto.